sabato 14 maggio 2022

Il palazzo scomparso di Piazza Sant'Agostino: dove si trovava davvero?

Il rendering del palazzo che andrebbe a colmare il "vuoto" del palazzo di Piazza Sant'Agostino posto tra l'omonima Via e Via Calatafimi ha attirato sul progetto (non ancora reso pubblico) tutta una serie di critiche.

Img. 1 (da Città della Spezia)

C'è chi teme per i resti di quel bel portale medievale che si trova ora sul lato Via Calatafimi (estremamente importante in una città in cui si possono apprezzare pochissime tracce di epoca medievale). C'è chi lo considera un falso storico, in quanto non riprende lo stile originario del palazzo che, dalle foto d'epoca, risultava ben più modesto nella sua facciata.

Dimostrerò che se di falso storico si tratta, la falsità è ben maggiore di quella sinora rilevata ...

In una delle poche foto (prima decade del 900) in cui compare la situazione "originaria" (quella ottocentesca) si nota che sia il palazzo tra Via Sant'Agostino e Via Calatafimi (n°1) che quello tra Via Calatafimi e Via Sforza (n°2) non sono oggi più presenti.

Img. 2

Andando a cercare una planimetria antica che riporti questa sistemazione originaria possiamo ricorrere alle tavole "del Chiodo", ovvero i rilievi realizzati intorno al 1860 propedeuticamente alla costruzione dell'Arsenale. 

Realizzando una sovrapposizione dei perimetri dei palazzi su una foto satellitare moderna si nota  che il Palazzo n°1 terminava ben più avanti di dove ora lo si vorrebbe ricostruire (perimetro giallo).

Img. 3 (base ricavata da Google Earth)

E nella famosa foto ottocentesca attribuita a Noack il "nostro" palazzo non è quindi quello che termina la palazzata, bensì uno più interno:

Img. 4

D'altronde questo dato era certamente conosciuto a chi ha curato la ripavimentazione della Piazza in quanto è stata lasciata traccia dell'antico sedime nel disegno realizzato con la disposizione delle pietre.

Img. 5

In conclusione:

  • il palazzo il cui sedime si vuole andare a riutilizzare era un componente interno alla palazzata tra Via Sant'Agostino e Via Calatafimi e non ha mai avuto una facciata sulla Piazza
  • l'edificio n°1 che compare nelle foto di inizio secolo non ha quindi nulla a che vedere con il palazzo in questione
  • in più si può notare che la palazzata andava restringendosi da via Prione a Piazza Sant'Agostino, per cui qualsiasi eventuale "rifacimento" dovrebbe tra le altre cose rispettare questo andamento originario.




lunedì 21 febbraio 2022

LE MOTIVAZIONI DELLA SEGNALAZIONE DELL'OLIVETO DELLA CROCETTA TRA GLI ALBERI MONUMENTALI DELLA REGIONE LIGURIA

 

Ho segnalato (19.02.22) l'oliveto della Crocetta di Porto Venere (come da prassi indicata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) al Comune di Porto Venere e al competente ufficio regionale per il suo inserimento nell'elenco degli alberi monumentali del Ministero per i quali poi si attua la norma per cui "Salvo che il fatto costituisca reato, per l'abbattimento o il danneggiamento di alberi monumentali si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 5.000 a euro 100.000". Inoltre l'inserimento nell'elenco fornisce la possibilità di accedere ai finanziamenti appositamente dedicati.

Regione ha risposto immediatamente, chiarendo che "L’iter per la proposta di inserimento all’interno dell’Elenco degli alberi monumentali prevede che, a seguito di segnalazione, il Comune sul cui territorio ricade l’esemplare in questione provveda ad effettuare una verifica, attraverso la compilazione di una “scheda di identificazione” ... che deve essere inviata allo scrivente Settore unitamente alla proposta di inserimento nell’elenco regionale degli alberi monumentali. In mancanza di richiesta da parte del Comune l'iter di valutazione non può avere seguito".


Le motivazioni che ho portato sinteticamente nella scheda di segnalazione al Comune sono state: "Si tratta a di un oliveto sopravvissuto alla gelata del 1985 che trova il suo massimo interesse dall'essere associato al famoso muro emisferico detto anche “muro pantesco” posto al confine tra coltivi e falesie del Muzzerone a difendere gli olivi dai forti  venti da libeccio e maestrale. Le chiome risultano modellate dal vento, in plastica continuità con il muro e la sua curvatura in senso sia orizzontale che verti cale. Il muro è attualmente sottoposto a Valutazione di Interesse Culturale da parte delle Soprintendenza, per i caratteri di unicità che lo contraddistinguono".

Ora quindi dovremo verificare che il Comune provveda ad attivare la pratica anche perché dalle linee guida del Ministero non ci sono dubbi che questo gruppo di olivi rientri in più criteri tra i sette previsti dal Ministero:

Criterio b)  pregio  naturalistico  legato  a  forma  e  portamento.
.... nel  caso  di  esemplari  sottoposti  ad  azioni  climatiche  particolari  si  evidenzierà  la singolare conformazione assunta sia dal tronco e dalla chioma che dalle radici e dal colletto.  Ad  esempio  in  presenza  di  vento  dominante  si  evidenzierà  la  chioma  a bandiera  assunta  dall’esemplare,  ...

Criterio f) pregio paesaggistico.  
Il pregio paesaggistico è da attribuirsi ad un albero o ad un insieme di alberi  (componente  naturale)    quando  vengono  soddisfatti  l’aspetto  percettivo,  seppur  questo caratterizzato da una certa  soggettività,    e/o  quello  legato  alla  presenza  incisiva  dell’opera dell’uomo come fautore del paesaggio e come fruitore dello stesso. Si valuterà pertanto, da una parte, se il soggetto  abbia  un  peso  significativo  nella  percezione  del  paesaggio  tale  da “segnarlo”, renderlo unico, riconoscibile, oltre che apprezzabile e/o, dall’altra, se esso costituisca identità  e  continuità  storica  di  un  luogo,  punto  di  riferimento  topografico,  motivo  di toponomastica. ...

Criterio g) pregio  storico-culturale-religioso.  
Trattasi  di  un  criterio  antropologico-culturale.  Esso  fa riferimento al senso di appartenenza e riconoscibilità dei luoghi da parte della comunità locale. L’albero  o  l’insieme  di  alberi  che  rispondono  a  tale  criterio  sono  quelli  che  rappresentano  il valore testimoniale di una cultura, della memoria collettiva, delle tradizioni, degli usi del suolo ma anche delle pratiche agricole e selvicolturali.


 



lunedì 13 aprile 2020

Variazioni storiche del Magra nella zona del ponte di Albiano-Caprigliola

Img 1  Variazioni storiche dell'alveo del Magra 1877-1954-2004
Senza voler necessariamente correlare queste informazioni alla caduta del Ponte (avvenuta il 9 aprile 2020), è importante provare a interpretare come sia variato il fiume in quella zona sia in epoche storiche che nei tempi recenti.
L'immagine 1 è stata realizzata riportando su una foto aerea di Google Maps la perimetrazione dell'alveo attivo del fiume in tre diverse epoche. In rosso l'alveo al 1877, in verde al 1954, in giallo al 2004. L'alveo ottocentesco rappresenta in pratica l'area di naturale divagazione del corso d'acqua. Il progressivo restringimento comporta che gli eventi di piena, a parità di portata, aumentino di livello e di velocità, con maggiore potenza erosiva e di impatto.

Il ponte di Caprigliola sfrutta un punto di naturale restringimento, ma la diminuzione della sezione a monte e a valle ripercuote ovviamente i problemi anche in quell'area.

(I dati sono ricavati da "Studio geomorfologico del Fiume Magra e del Fiume Vara finalizzato alla gestione dei sedimenti e della fascia di mobilità" , Rinaldi, Simoncini, 2006).

Img 2  Confronto tra diverse immagini di Google Maps tra il 2003 ed il 2018
Analizzando le immagini di Google Earth si nota come, più che l'alluvione del 2011 (registrata nell'immagine del 2012), le modifiche maggiori siano intervenute anteriormente, tra il 2007 ed il 2011: confinamento dell'alveo di magra (ovvero quello che compare bagnato) in sponda sinistra, lato Caprigliola, e ampliamento dell'alveo di piena in sponda destra. Tra il 2012 ed il 2015 si assiste invece ad una erosione in sponda destra, ovvero lato Albiano.
Ovviamente i cambiamenti avvenuti dopo il 2012 possono essere stati in gran parte dovuti alle modifiche conseguenti l'alluvione del 2011 a livello di bacino idrografico: in pratica un assestamento legato al raggiungimento di una nuova fase di equilibrio. A questa modifiche possono anche aver concorso tutti quegli interventi di sistemazione idraulica e difesa spondale realizzati dal 2012 in poi, sia a monte che a valle.
Il fiume è infatti un organismo dinamico fortemente interrelato sia a livello longitudinale (dalla sorgente alla foce) che a livello trasversale (dall'alveo attivo alle aree golenali interessate dagli eventi di piena).


Img 3 e 4 La variazioni più recente a livello del ponte di Caprigliola (per quel che è ravvisabili dalle foto aeree) è stata quella di una erosione in sponda destra, lato Albiano (a sinistra nelle foto)




mercoledì 26 febbraio 2020

Casermette di Pagliari: una cementificazione "fuori luogo"

Raffronto stato esistente e stato di progetto
Preoccupazione per la prevista "Realizzazione opere di urbanizzazione Ex stabilimento fusione tritolo" di cui al "Programma straordinario per la riqualificazione urbana" del Comune della Spezia.
Opere di urbanizzazione (strade e parcheggi), ma anche ampie superfici destinate a piani urbanistici operativi di iniziativa privata, che si sovrapporranno (con una operazione veramente calata dall'alto, che non tiene minimamente conto dello stato preesistente ne del coinvolgimento degli abitanti) su una pregiata area verde costituita in massima parte da vetuste essenze arboree, in prevalenza tigli (ma anche castagni ed aceri), presumibilmente impiantati all'epoca della costruzione degli stabilimenti militari.
In stretta prossimità di un'area sportiva utilizzata da numerose società di calcio giovanile l'area verde fa da filtro a quartieri già abbondantemente impattati da numerose sorgenti inquinanti. Viali alberati che rappresentano una significativa testimonianza della sistemazione a verde delle aree militari.

Ci si chiede se le modalità di utilizzo del territorio, e più specificatamente del suolo, debbano essere sempre le stesse, utilizzando come unico fattore degno di essere considerato quello economico. Anche in casi come questo in cui ci si trova a disporre di un parco verde che fa da filtro tra Darsena, Viale San Bartolomeo e il campo sportivo dove centinaia di ragazzi praticano calcio. Anche quando è ormai evidente che uno dei fattori ineludibili a guidare le nostre scelte debba essere quello relativo alla mitigazione e all'adattamento al cambiamento climatico, in merito al quale il corredo vegetale gioca un ruolo molto importante sotto molteplici punti di vista.

Sovrapposizione della nuova strada e dell'area che ospita edifici e piazzali alla situazione attuale
Senza pure contare l'importanza del fattore impermeabilizzazione del suolo, strategico in epoca di eventi meteorici eccezionali, ingigantito dalla caratteristica specifica di quella parte di territorio, per sua natura molto sensibile al problema degli allagamenti.
Classico progetto calato dall'alto, sia metaforicamente che materialmente: una vera colata di cemento.

Splendidi tigli ed aceri frutto di antiche piantumazioni
l'ingresso all'area
La strada per il campo sportivo, oasi verde 

sabato 28 dicembre 2019

Come il progetto della "Piazza Sospesa" stravolge alcuni elementi dell'identità storica spezzina

Fig. 1 Il progetto della Piazza Sospesa
Questo progetto in un colpo solo riesce a mortificare ben tre elementi di forte rappresentazione storica della città:
1. Via Diaz
2. i Giardini di Garibaldi
3. la Banchina

Ma andiamo per gradi. Dal momento che il progetto non è stato reso disponibile, traggo le informazioni sullo stesso dalla stampa locale e da un video rendering diffuso.
La piazza sospesa, così è stata definita la struttura dal progettista e dall'amministrazione comunale, è un percorso di collegamento ciclopedonale per rendere continuo il tratto cittadino dal centro storico e l’area mare, da Via Prione – Via Diaz fino alla Passeggiata Morin, che è attualmente interrotto dalla presenza di Viale Italia”.
La vera e propria piazza sospesa, dalle dimensioni di 170 metri per 5.5 metri, coincide sul tratto di Viale Italia ed è raggiungibile dal centro cittadino attraverso Via Armando Diaz e dal mare attraverso la banchina Thaon di Revel, per mezzo di due rampe ciclopedonali di 76 metri. La piazza sarà raggiungibile anche dai giardini, grazie ad una scalinata di 117 metri immersa nel verde che ha inizio nei pressi del monumento di Giuseppe Garibaldi. Sono tre, quindi, gli accessi: dalla città su Via Armando Diaz, dal mare sulla banchina Thaon di Revel e dai Giardini Pubblici nei pressi del monumento Garibaldi. Inoltre, sono previsti due ascensori, uno dalla Passeggiata Morin e uno da Viale Italia, per garantire la massima accessibilità e fruibilità della nuova struttura e per integrare tutti i percorsi ciclopedonali esistenti".

Fig. 2 Il ponte arriva da Via Diaz e all'innesto con il Ponte del Mirabello si presenta come un vero e proprio edificio

Via Diaz:

Fig. 3 Il ponte impegna per quasi la sua totalità Via Diaz, occludendo il fondamentale cannocchiale visivo.
Via Diaz, la vecchia Via Prione a mare, chiamata anche Via della Banchina: la rampa di accesso al ponte la va a occupare una lunga porzione della splendida via alberata, interrompendo il cannocchiale visivo tra Via Prione ed il mare; un vero delitto paesaggistico, se si pensa si sta parlando dell’originale asse viario storico tra Porta della Marina (attuale Piazza Mentana) ed il Ponte di Sbarco.
Fig. 4 Il cannocchiale visivo da Piazza Mentana verso il mare e la Banchina come si presentava ad inizio 900, ancora quasi inalterato oggigiorno

I Giardini di Garibaldi:

Fig. 5 L’aiuola con la statua equestre di Garibaldi perde il suo fondamentale collegamento visivo con il Viale Mazzini, interrotto sia dalla passerella principale che dalla rampa di accesso dai Giardini.
I giardini di Garibaldi, la parte più antica dei giardini storici (il cosiddetto Prato della Marina), con la Statua equestre simbolo della città, interessato da una "rampa di accesso" stile svincolo autostradale. L'Eroe dei due mondi ha la spada sguainata in direzione del Viale, e indica chiaramente la volontà di chi progettò questa parte di città di realizzare un tutt'uno con Viale Mazzini, di cui l'aiuola circolare con la famosa statua costituisce contemporaneamente termine ed inizio, a seconda del punto di vista.
Fig. 6 La Statua di Garibaldi è stata realizzata e posizionata in funzione di Viale Mazzini, nella cui direzione è volto l’eroe nazionale.

La Banchina:

Fig. 7 L’innesto del la Passeggiata Morin con l’antica Banchina viene stravolto dal nuovo edificio e dalla rampa di accesso
La Banchina, l'antico Ponte di Sbarco, una delle prime icone fotografiche della città, già sminuita dal Ponte Thaon de Revel, verrebbe trasformata in un sottopasso della nuova rampa palafitticola che collegherebbe al Ponte pedonale; intaccando anche la relazione fisica con la Passeggiata Morin, a sua volta interessata da una lunga rampa di accesso.

Fig. 8 In questa immagine si colgono gli originali rapporto spaziali e funzionali tra la passeggiata Morin e la Banchina quando la stessa svolgeva ancora la sua funzione di approdo alla città, poi notevolmente alterati dall’inserimento del Ponte Thaon de Revel.

venerdì 20 dicembre 2019

Un parcheggio sulla Sprugola? Anche no ...

Img. 1 Sovrapposizione della Sprugola (come si presentava prima dell'urbanizzazione ottocentesca) alla foto satellitare odierna.
Tra le soluzioni pensate per risolvere il problema dei parcheggi in Piazza del Mercato alla Spezia vi è purtroppo anche quella di realizzare un multipiano nell'unica zona (non a caso) non ancora occupata da un edificio.
Bisognerebbe in effetti dire "non più occupata" perché stiamo parlando di quella famosa (ma forse non abbastanza) area che insiste su una risorgiva carsica ("sprugola" in spezzino) che nel recente passato (2000) ha determinato la necessità di demolire un edificio che incautamente era stato costruito sopra. Si tratta infatti di fenomeni carsici sempre attivi, alimentati dalle acque appartenenti ad un vasto sistema carsico che si estende dal Golfo alla Val di Vara.


Nell'immagine 1 la sovrapposizione della Sprugola, così come rilevata intorno al 1860, alla situazione attuale. L'area in questione è quella più a destra, coincidente con una risorgiva separata dal sistema principale, denominata "Sprugolotto Cozzani". Per orientarsi: si trova all'incrocio tra Via Colombo e Via De Nobili; nell'immagine la tettoia color argento sulla destra è quella del Mercato di Piazza Cavour.

Quello spazio è attualmente adibito a ricovero dei banchi amovibili del mercato. O forse sarebbe più corretto dire: "fino a qualche tempo fa adibito ..." perché nel frattempo l'attività erosiva a livello di sottosuolo si è di nuovo manifestata in superficie causando un sprofondamento della soletta in cemento ed un affioramento d'acqua (immagine 2).
Img. 2 Il deposito dei banchi della Piazza non più utilizzabile causa cedimento.

Quindi non solo appare del tutto incauto ipotizzare qualsiasi costruzione in loco, ma anche poco avveduto pensare di spendere denaro pubblico per indagini tecniche che non possono che confermare una situazione ampiamente studiata in passato ed evidente a chiunque voglia.

Non sarebbe invece il caso di trasformare il problema in risorsa e liberare di nuovo le acque per alimentare una aspetto così peculiare dell'identità spezzina, ovvero quello delle sprugole? Facendolo magari diventare una risorsa didattica ed attrattiva turistica? In questo caso si che si potrebbe realizzare uno studio di fattibilità, per l'attuazione di un progetto che finalmente, invece di opporsi, assecondi un fenomeno naturale per trarne i relativi vantaggi ....
Fig. 3 Quadro di Agostino Fossati raffigurante la Sprugola (la chiesa rappresentata è Santa Maria)

Fig. 4 La parte di Sprugola all'interno dell'Arsenale in una foto di Città della Spezia